In memoria di Massimo Gizzio

Giovedì 1 febbraio 2018 si è tenuto all’interno dell’aula Gizzio del Talete un incontro per commemorare il ragazzo a cui proprio quest’aula è dedicata, nell’anniversario della sua tragica e violenta morte. Massimo Gizzio era un giovane di diciannove anni, studente del liceo Tasso e poi della facoltà di Giurisprudenza della Sapienza. Nel 1943 divenne un membro del Partito Comunista Italiano, e perciò fu incarcerato dal regime fascista; a seguito dell’armistizio dell’8 settembre venne liberato e aderì alle forze di Resistenza a Roma contro le truppe nazi-fasciste.

Un giorno prese parte a una pacifica marcia antifascista, con partigiani e studenti, che iniziava a Piazza Cavour e avrebbe dovuto terminare a Piazza della Libertà. Il preside del liceo Dante, filofascista secondo i testimoni dell’epoca, fece intervenire un gruppo di fascisti in borghese della squadra “onore e combattimento”, che colpì vilmente alle spalle Massimo con un colpo di rivoltella, mentre il ragazzo, felice, salutava la fidanzata. I suoi compagni cercarono invano un passaggio per strada per arrivare in ospedale, dove Massimo, giunto molte ore dopo l’aggressione, morì a seguito di tre giorni di agonia. Al funerale di Massimo ci fu una enorme partecipazione di studenti e insegnanti, malgrado il pericolo di rappresaglie nazifasciste.
All’incontro nella nostra scuola hanno partecipato i nipoti della vittima, figli della sorella Maria, e una vera e propria testimone oculare, la fidanzata di un amico, presente al momento dell’assassinio di Massimo. Alla commemorazione era presente anche una rappresentanza dell’istituto Parco della Vittoria, accompagnata dall’orchestra della scuola, che ha suonato vari brani di musica, intonando alla fine, insieme a tutti i presenti, il canto “Bella ciao”, per rendere onore a tutti i membri della Resistenza che hanno combattuto per la libertà del nostro Paese. I testimoni diretti della tragica vicenda hanno esortato tutti a non dimenticare il passato, a non essere indifferenti al presente, e a difendere sempre la nostra Costituzione dai pericoli. Il fascismo fu un sistema strutturato in cui sopraffazione, repressione ed eliminazione fisica furono eretti a sistema politico - istituzionale. Impossibile quindi non ricordare che il nostro Paese e la nostra Costituzione indicano l’esatto opposto, in quanto tutti i principi e i valori fondanti sono incompatibili con quelle ideologie.

Vittorio Sedda